7 dic 2006

Sono ancora alla ricerca di una colonna sonora che mi accompagni mentre cammino attraverso queste strade. È arrivato il freddo. Quel freddo maledetto che ti congela le dita delle mani e non bastano neanche i guanti. Quel vento che ti costringe a nasconderti per non essere trasformato in una statua di ghiaccio. Speri che l’autobus sia già là ad aspettarti. Sei già pronto a bussare contro la porta, in attesa di nessuno.
Hip Hop è scomparso. Non solo dalle sale del Bethesda Cares, ma anche dai ricordi della gente che lavora qua dentro. Nessuno si preoccupa di nessuno. Il che è piuttosto strano visto il nome. Old man non ha niente da fare. Mi guarda mentre nuoto tra le carte. Mentre spulcio, leggo, colleziono e archivio. Dovrebbe telefonare a un tipo. Ma c’è tempo. Qua è già Natale. Old man è già vacanza. Si gratta il dito di una mano e sfoggia un cappellino da scozzese. Old man porta sempre gli stessi pantaloni. Di velluto. Beige. Chiude sempre il telefono prima che il suo interlocutore possa salutarlo. Old man odia che io usi Messenger. Sheila fa spallucce quando glielo dice. Old man ha la forfora.
Le babbione sono piuttosto allegre oggi. Ieri hanno incassato un sacco di soldi. “Give me money!” Motto piuttosto strano, ma efficace. Sue oggi fa il poliziotto nelle sale. Si sente la mancanza di Hip Hop. O almeno io la sento. Per qualche secondo guardo il mio compagno di scrivania. Potrebbe far finta di essere Sean Connery. Eppure ha qualcosa che non va. Il naso grosso da vecchio che si è scaccolato con il pollice per settanta anni. Gli occhi stanchi. La finta iperattività tipica da queste parti.
Torno al passaporto di una ragazza alla pari. Sorride con la bocca chiusa nella foto. È splendida. È dell’84. Sorride con la bocca chiusa. Vezzo? Spulcio velocemente le carte. C’è sempre un motivo dietro una foto così. Mi aspetto di trovare chissà cosa. Ma trovo solo una serie di cure dentali. Chissà se adesso sorride con la bocca aperta. La ragazza alla pari. Come dice sempre il buon Tom Cruise. Tutti scappano!
Old man fa finalmente la sua telefonata. Kebab. Tutto questo tempo per un po’ di Kebab? Adesso deve trovare qualcuno che lo va a prendere. Innalzo la pila di file e documenti tra me e lui. Io non vado. Non me lo chiede neanche. Cerca però di guardarmi attraverso la carta. Metto un altro faldone sulla pila. Io non vado. Non voglio puzzare di cipolla.
Nella mia sigaretta di mezza mattina mi intrattengo in una bellissima conversazione. Il mio interlocutore è un nero che fuma Marlboro rosse. “What? Hair? What? Hair?” Questa è l’unica cosa che ripete. E allora io rinuncio e ritorno come sempre a guardare la bionda parrucchiera che fa i capelli alle signore in vetrina. Ha sempre magliette nere. Tutti hanno magliette nere là dentro. Ma lei ha sempre magliette scollate. Le lascio un sorriso e torno a lavorare.

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