5 nov 2005

Il nero della notte

Il nero della notte cancella tutto quello che incontra sulla sua strada. Roma si scolora lentamente e la pioggia sfoca anche i pochi particolari che i miei occhi riescono a percepire nel buio. Non schiaccio a fondo l’acceleratore. Sanno tutti che di notte su via Cilicia c’è un autovelox. Ma superatolo posso affondare il piede. Le gomme cercano aderenza sull’asfalto bagnato. Lorenzo canta a squarciagola, tentando di ricordami per l’ennesima volta che sono un Ragazzo Fortunato. Ma perché dovrei esserlo? Forse perché ho un motore mille e sei che ti mi tira dietro di sé in giro per la città? O forse perché nel mio cellulare compare uno squillino di gente sempre troppo lontana? O forse perché per la millesima volta me ne torno a casa con un pugno di mosche?
Vuoto. Vuoto nella mia anima. Perché ci sono momenti per cui è difficile ridere, pensare e, figuratevi, parlare. Ci sono momenti in cui la strada lunga per tornare a casa è molto meglio. Perché poi diventa tosta dormire, quando Baudelaire, i suoi amici e le loro immagini popolano la tua testa.
Apri l'elenco delle cose della mia vita, nella sezione fallimenti e cazzate, mettici pure questo. E la lista si allunga ancora di più.

Per chi ancora non lo sapesse. Esiste un grande negozio. (Ah, dimenticavo, se sei un uomo non lo cercare che non lo troverai mai). Un negozio da vetrine enormi, dove però non c’è esposto niente. Una grande porta a vetri. Di quelle che quando passi si aprono da sole. A terra una moquette di un colore imprecisato. Qualcuno lo chiama Rosa Antico. All’entrata ci sono due file di espositori. Trucchi, profumi e altro, ma non fatevi ingannare servono solo per metterle a loro agio.
Al centro di questa stanza ci sono cinque sfere di cristallo piene di piccoli fogli. Bianchi e rossi. Quella al centro è enorme e poi ce ne sono quattro piccoline sui lati. Cinque lunghi tubi trasparenti convergono sul bancone come fossero spinatori per la birra.
Io sono un uomo e non so cosa ci sia là dentro. Non sono arrivato così vicino da poter leggere le piccole targhette. Si racconta che ci sono lunghissimi schedari nelle cantine. Che ci sono centri d’ascolto e consigliere. Che non ci sia mai silenzio là dentro.

Nessun commento: