29 nov 2005

Riflettere

Spero di non cambiare altre mille volte il sito.
Oggi riflettevo. Pensavo a come un sottile strato nero tende orribilmente a coprire tutte le cose. Come un manto. Come una tempesta di sabbia che nasconde tutto e impedisce di respirare. Lentamente avvolge tutto.
Quella sensazione che ti rintana e ti costringe a stare seduto davanti al computer per cercare di scrivere qualcosa di sensato e ti ritrovi in mano solo un incipit che pensi e ripensi mille volte, ma che non continua. Perché è un momento puntuale, un’emozione. Non è una storia, una realtà articolata, ma solo un’emozione.

23 nov 2005

Leviatano

Tutti i miei sforzi si stanno prodigando per il neonato sito. LEVIATANO. Questo blog diventerà una parte di qaulcosa di maggiormente orgnanizzato.

Massimiliano.

21 nov 2005

Attendere prego...

Lo so che vi sto facendo penare. Ma sto partorendo il nuovo sito. Che spero vi piaccia più del blog!!!!!!

17 nov 2005

LIBERTA'!!!!!!!!!!!!!!!!!!

La libertà è un concetto irrinunciabile per me. La libertà deve essere anche applicata al volere degli altri. Se Giacomo la vede in questo modo, buon per lui. Io onestamente me ne fotto. Sono contento del mio blog. Sono contento delle persone che lo frequentano. Comunque il silenzio finirà presto. Anche perché è un periodo in cui sto valutando una serie di cose. E i testi che finiranno qua si ridurranno un pochettino, nella speranza di partecipare a qualche concorso letterario serio.

15 nov 2005

Eccomi!!!

Vi ho lasciati soli. Ma è un periodo meditativo. Adesso torno con un testo e una novità.

9 nov 2005

Rimbaud

"Il Poeta si fa veggente attraverso un lungo, immenso e ragionato sregolamento di tutti i sensi. Tutte le forme d’amore, di sofferenza, di follia; cerca egli stesso, esaurisce in sé tutti i veleni, per non serbarne che la quintessenza. Ineffabile tortura in cui ha bisogno di tutta la fede, di tutta la forza sovrumana, nella quale lui diventa il grande malato, il grande criminale, il grande maledetto, - e il supremo Saggio! - Perché arriva all’ignoto!     Poiché ha coltivato la sua anima, già ricca, più di qualsiasi altro! Egli arriva all’ignoto, e quando, impazzito, finisse col perdere l’intelligenza delle sue visioni, lui le ha viste! Che crepi nel suo salto tra le cose inaudite e innominabili: verranno altri orribili lavoratori; cominceranno dagli orizzonti dove l’altro si è accasciato!"

8 nov 2005

Dateci un'occhiata

www.rainews24.rai.it/ran24/inchiesta/default_02112005.asp

5 nov 2005

Fight club

Chi non ha letto Fight Club del grandissimo Chuck Palahniuk o non ha neanche mai visto il film omonimo tratto dal libro, è pregato di smettere di parlami finché non avrà colmato questa lacuna.

Grazie.

Massimiliano.

Il nero della notte

Il nero della notte cancella tutto quello che incontra sulla sua strada. Roma si scolora lentamente e la pioggia sfoca anche i pochi particolari che i miei occhi riescono a percepire nel buio. Non schiaccio a fondo l’acceleratore. Sanno tutti che di notte su via Cilicia c’è un autovelox. Ma superatolo posso affondare il piede. Le gomme cercano aderenza sull’asfalto bagnato. Lorenzo canta a squarciagola, tentando di ricordami per l’ennesima volta che sono un Ragazzo Fortunato. Ma perché dovrei esserlo? Forse perché ho un motore mille e sei che ti mi tira dietro di sé in giro per la città? O forse perché nel mio cellulare compare uno squillino di gente sempre troppo lontana? O forse perché per la millesima volta me ne torno a casa con un pugno di mosche?
Vuoto. Vuoto nella mia anima. Perché ci sono momenti per cui è difficile ridere, pensare e, figuratevi, parlare. Ci sono momenti in cui la strada lunga per tornare a casa è molto meglio. Perché poi diventa tosta dormire, quando Baudelaire, i suoi amici e le loro immagini popolano la tua testa.
Apri l'elenco delle cose della mia vita, nella sezione fallimenti e cazzate, mettici pure questo. E la lista si allunga ancora di più.

Per chi ancora non lo sapesse. Esiste un grande negozio. (Ah, dimenticavo, se sei un uomo non lo cercare che non lo troverai mai). Un negozio da vetrine enormi, dove però non c’è esposto niente. Una grande porta a vetri. Di quelle che quando passi si aprono da sole. A terra una moquette di un colore imprecisato. Qualcuno lo chiama Rosa Antico. All’entrata ci sono due file di espositori. Trucchi, profumi e altro, ma non fatevi ingannare servono solo per metterle a loro agio.
Al centro di questa stanza ci sono cinque sfere di cristallo piene di piccoli fogli. Bianchi e rossi. Quella al centro è enorme e poi ce ne sono quattro piccoline sui lati. Cinque lunghi tubi trasparenti convergono sul bancone come fossero spinatori per la birra.
Io sono un uomo e non so cosa ci sia là dentro. Non sono arrivato così vicino da poter leggere le piccole targhette. Si racconta che ci sono lunghissimi schedari nelle cantine. Che ci sono centri d’ascolto e consigliere. Che non ci sia mai silenzio là dentro.

Buadelaire, vecchio amico, torno da te.

Era una notte come tante altre. Una di quelle notti in cui il cielo grave e basso pesa come un coperchio sulla mia anima. Gemente. Che piange sopita in lunghi affanni. Un nero intenso più di mille notti m’ingoia e mi nasconde, versato sulla mia testa. La terra diventa un cella umida di muffe e la Speranza, sbattendo la sua timida ala, picchia la testa contro i fradici soffitti come un pipistrello cieco. La pioggia mi rinchiude, ancora, nella sua vasta prigione d’infinite sbarre e un popolo silenzioso d’infiniti ragni intesse tele nel fondo del nostro cervello. Ed ecco all’improvviso il suono furioso delle campane. Sale verso il cielo un urlo atroce di spiriti senza casa, patria, che piangono senza sosta.
Ed ecco lunghi funerali. Senza tamburi, né musica. Sfilano dentro la mia anima:  la Speranza, sconfitta, piange e l’atroce Angoscia, despota, pianta sul mio cranio il suo vessillo nero.

4 nov 2005

Ardere

“Non ci ardeva forse il cuore?” Ardere il cuore. Lasciare che il petto sia sommerso dal fuoco. Lasciare che una piccola lacrima scorra lungo la guancia e tenersi il viso nascosto per il pudore di dover sempre nascondere la propria debolezza. Dopotutto non sta bene lasciarsi ardere il cuore, non sta bene mostrare troppo coinvolgimento in una qualsiasi faccenda.
Non mi ardeva forse il cuore? Certo che mi ardeva. In silenzio. Nella natura. In una Chiesa. Con una mozzicone di sigaretta finito fra le dita.

3 nov 2005