8 giu 2006

Io ballo!!!

Lo stretching serve per allentare la tensione dentro i miei muscoli. Il retropalco è poco illuminato e affollato da ballerini. Lo stretching serve per allentare la tensione dentro di me. Mi hanno insegnato a ripetere i gesti che dovrò fare come in un sogno. La musica. Il ritmo. Lascio che scorra dentro di me, ma non riesco a immaginare me stessa.
Un odore pungente di mare. Un bambino mi guarda e ride. Il sole è già basso sull’orizzonte. Un macchinetta fotografica scatta foto all’impazzata. Il divertente dei bimbi è che sfilano e posano spontaneamente, senza rendersi conto che qualcuno ruba la loro immagine, qualcuno cerca di rubare la loro anima. Come tutti gli sguardi che mi sono addosso mentre ballo.
La concentrazione è massima. Con una mano appoggiata sulla quinta e con l’altra che tira una caviglia, cerco il sentimento che voglio portare sul palco insieme a te. L’emozione che vorrei scagliare sulla gente che è lì che mi guarda. Perché non voglio essere solo un sedere che scodinzola. Voglio essere le viscere che hanno dato la vita a quel bimbo dagli occhi come i miei. Voglio essere i libri che ho letto di notte. Voglio essere il sonno che ho dentro di me mentre a scuola ascolto un professore che parla. Voglio essere il viso di mia mamma. Voglio essere…
I fari m’imperlano la fronte. Il vestito stretto sfrega la mia pelle. Ma lascio che tutto vada. Che il ritmo mi porti. Non c’è bisogno di memoria. Ho provato questi passi all’infinito. Mentre il mio corpo ripete i gesti, il mio cervello corre su una spiaggia. Una risata. “Mamma!” Con le sue gambe corte non riesce a starmi dietro, ma ci sono momenti in cui devo lasciarmi andare, devo lasciare che la vita mi porti via. Si ferma e mi guarda con quei suoi occhietti. Altri due passi. Allungo le braccia e lo faccio ruotare in aria.
Un ballerino mi tiene per le anche e mi fa ruotare velocemente. Mentre io distendo al massimo tutte le mie estremità. Volo come un angelo. Come un bambino. E sorrido anche se avrei voglia di ridere a crepapelle. Sono al sicuro lassù. Sono io che vortico. Sono io nel cielo.
Buio.

5 giu 2006

Mugello.

La vita, a volte, prende tinte incredibili di azzurro. Che diventa il giallo di una moto lanciata ai trecento all’ora. Il nero dell’asfalto. Il nero del sonno. 700 km. Fino in Toscana e indietro in un solo giorno. Ho visto le moto correre. Ho preso il sole seduto in macchina. Ho studiato Gandhi e l’inquinamento atmosferico, dei mari e quello acustico. Monossido di carbonio. Particelle sospese. Idrocarburi. Fosfati. E quant’altro.
Guardavo la notte da dietro il volante. Niccolò semplicemente dormiva lasciandosi trasportare. Pensavo a Valentino Rossi che se ne va via dentro un elicottero, mentre io sono qua attaccato al mio volante. Mentre io lascio scorrere una lingua di cemento sotto le mie gomme. Con il leggero ronzio di un motore moderno. Con il leggero silenzio di un bambino che dorme. E sogna di esserci lui su quella moto lanciata per tutto il circuito.
Samarcanda. La guerra è finita. Bruciano le divise. Eppure c’è un viso che mi guarda in mezzo alla folla. Un viso nero di una donna cattiva. Bisogna andar via, correre ancora. Lasciare che un destriero giallo come il lampo mi porti via lontano. Giallo come una moto. Giallo come la macchina che immagino di guidare. Perché di notte la carrozzeria può essere di qualsiasi colore.
Giallo come il colore della vita. Giallo perché tutto quello che è giallo è una figata. Giallo come il colore con cui dipingerei la mia vita. Ma anche un po’ di azzurro. Come la tonalità che ha preso domenica la mia vita. Quella tonalità di azzurro cielo sereno, con macchie di nero. Cirri. Cumuli. Nembostrati. Stratocumuli. Striature o pois. Smagliature. Imperfezione. Come sbagliare una curva e finire quinti.
700 km. E l’unico desiderio, l’unico che mi avanza nella testa, è tornare a casa stravolto e trovare qualcuno che ti ama e ti dica. “Come è andata?” “Sono troppo stanco ne parliamo domani.”




2 giu 2006

Clikkami!!!!