29 lug 2006

23 lug 2006

“Ma chi sei?”

“Ma chi sei?” Queste parole mi frullano nel cervello, mentre la guardo parlare. L’acqua mi aiuta a galleggiare mentre l’alcol e il cibo vorrebbero trascinarmi sul fondo della piscina. Come sono entrato in quella festa, mi hanno messo in mano un bicchiere di spumante che ho tracannato velocemente con l’idea di mettermi subito in pari con gli altri e anche un po’ più avanti. Ma il tavolo di superalcolici quasi finiti mi suggerisce che forse devo accelerare il ritmo.La guardo dritto negli. Non ascolto molto quello che dice, ma cerco di pensare a chi possa essere. Rovisto nella memoria. Cerco di immaginare i suoi capelli lunghi come debbano essere quando sono asciutti. I suoi piccoli seni nascosti in una maglietta. Ma niente proprio. Il mio cervello non ne vuole sapere.
Qualcuno galleggia su una ciambella ci dice qualcosa. Io rido perché devo farlo, ma non ho capito. Lei ride. Ma ride di una risata d’intesa. Non capisco. Non importa. Tre pensieri nella testa. Due piuttosto semplici. Bisogni primari. Sigarette e un altro bicchiere di qualsiasi cosa. Per seguire questi discorsi bisogna stordirsi ancora di più. Il terzo pensiero è sempre legato a questa ragazza che ho davanti. Chi sei? Ma più esattamente come sei? Il corpo è nascosto nell’acqua. Il viso sorride. Piacevole. Boh! Non lo so. Mai avventurarsi in lande sconosciute da ubriachi. Un antico detto russo recita. Non esistono donne brutte, dipende quanto vodka bevi. E io di vodka ne avevo bevuta abbastanza da credere che avrei potuto mollare tutto e andarmene a surfare per il resto della vita.
Le parole scorrono. “Esco un attimo.” Mi tiro fuori dall’acqua e fumo avidamente una sigaretta che si bagna più velocemente di quanto io riesca ad aspirare. Ci vuole un tuffo. Di quelli fatti bene. Non di quelli a “bomba” che ho fatto fino ad adesso per fare casino. Uno di testa. Con il corpo teso. Un piccolo respiro e mi slancio. L’alcol non aiuta le gambe si piegano un po’, ma le braccia tese in avanti mi trascinano dritto nell’acqua. Non mi sono mai piaciuti quelli che i tuffano e rischiano di dare una facciata sul fondo. No. Mi piace entrare a pelo dell’acqua e rimanere in apnea lasciando che il mio corpo avanzi per la spinta della mie gambe. Nuoto qualche metro sotto un metro di acqua in mezzo a mille gambe. Risalgo lungo il bordo e mi poggio con le braccia per riposarmi. Chissà dove è finita quella ragazza.