11 apr 2006

Il mio word vorrebbe smettere di funzionare, ma non ci riesce. C’è bisogno di follie da blog. Di scrivere frasi senza senso. Mille parole. Per sentirsi dire ancora una volta: “Come scrivi bene mio caro!” Mio caro un gran cazzo. Se permettete. Perché alla fine ho voglia di gridare lurida troia. Alla madre terra.
“Ho teso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella - e danzo.” Rimbaud.
Vorrei che tutti voi la piantasse di dire e fare qualsiasi cosa. Mi spiego meglio. A meno che non siate chiusi nella vostra stanza ad uccidervi di peti, qualsiasi cosa facciate è solo cattiveria…
Non mi verrebbe male fare il poeta maledetto. Ubriaco. Lungo l’argine del Tevere. Leggere parole di scrittori eterni. Fermarsi davanti ad uno di questi autori e dirgli: “Ma tu chi sei?” Lui cerca di spiegarsi. Giustificarsi. Ma io già sono da quello dopo. E leggo forte parole che rimbombano. Sono ubriaco e leggo a voce altissima quelle parole.
“Cadiamo in acqua!”
“Salta, ti tengo io.”
Ho pisciato nel Tevere. Il che non è una cosa grandiosa. Da una piattaforma che ci galleggiava sopra. Sotto Castel Sant’Angelo. Guardando i fari delle macchine sul ponte. Quando pisci da ubriaco nel tuo cervello si cancella tutto. Sei troppo impegnato a tenerti equilibrio e a non cascare. Ecco perché quando sono a casa piscio con la testa contro il muro. Ma non sempre. Solo quando ho alzato il gomito.
“Ho teso corde da campanile a campanile; ghirlande da finestra a finestra; catene d'oro da stella a stella - e danzo.” Rimbaud.
Vorrei danzarvi sulle palle. Anche se sono solito danzarmi sull’anima e sul cervello, a voi vorrei danzarvi sulle palle. E non voglio essere perdonato. Ma voglio essere odiato. Bestemmiato. Vi prego!
Blog. Parole libere. Parole che se ne vanno via spinte dal vento. Parole che se ne vanno e basta.
Volevo essere un poeta come Rimbaud. Volevo essere un battello ebbro che scivola su un fiume. Il grande Arturo ha preso la sua baracca e si è messo fare il trafficante di armi. Mare. Il mare torna sempre. Battello. Non a caso. Corde, ghirlande e catene d’oro. Si tendono a festa. Ma mi legano. Campanili. Finestre. Stelle. La mia città. La mia casa. Il mio Dio. E sono ancora legato a me stesso.

7 apr 2006

V: Vorrei farla leggere a tutti qui dentro e dire: sentite che bravo il mio amico!
V: Fichissima.
M: Sono un niente che ha ricevuto un dono di cui non sa che farsene.
V: Pure io voglio partecipare!
V: Possoooooooooooooooooo?
M: No.
V: Eddai
M: No.
M: Se poi vinci tu…
V: Hai paura che vinco io? Dì la verità.
M: …sei più brava anche in questo.
V: Oddio siamo telepatici
V: sì, certo.
M: Eh eh.
V: Non credo proprio
V: Io una genialata così....mai
M: Tu sei più brava di me
M: Tu sei più brava di me in qualsiasi cosa
V: Non è vero
M: Purtroppo sì
V: No
M: Io faccio parte di quella categoria di innamorati costretti a vivere all'ombra
M: nel tentativo di riflettere almeno un raggio di quella luce.
V: Tu fai parte di quella categoria di innamorati dolci e sinceri
V: che vivono di luce propria senza oscurare chi amano
V: senza che gli altri se ne accorgano, vigilano su di te.
M: Eh eh
V: Sanno farti sentire felice e forte e non ti accorgi che dipende tutto da loro.
V: Che figata
V: Io invece sono una a cui piace che i meriti vengano riconosciuti.
V: Io mi prendo le lodi.