28 ago 2005

FOTO Croazia



25 ago 2005

Lavinio

Sono schifosamente normale!!!!!
Faccio cose schifosamente normali. Niente di strano o allucinante. Potrei essere la copia di me stesso nel secolo scorso.
Misogino e "genofobo" quanto basta. Perennemente incazzato con un mondo che gira in un verso che non mi è mai chiaro.
Oggi tutto il giorno a casa. Futurama, Simpsons, Malcom... Un po' di calcio Inglese. Un po' di poco chiaro sport. Infine un po' di vela. In televisione e non in mare.
Tutto normale. Eccessivamente normale.

23 ago 2005

Croazia

"Padre, occhi gialli e stanchi. Nelle sopracciglia il suo dolore da raccontarmi." Sedili gialli di un traghetto Croato costretto a navigare sempre nello stesso canale. Venti minuti di traversata. Meno dell'autobus che da casa mi portava a scuola. Ancora meno del tempo necessario per rendersi conto che sei per mare. Giusto il tempo per fumare un paio di sigarette, lasciando che il vento porti via, lontano, la piccola nuvola bianca.
In piedi guardo gli altri chiacchierare. Musica nelle orecchie. Per staccarmi ancora una volta da questo mondo. Per sentirmene parte, ma anche per sentirmi me stesso.
Fa freddo. Mi tremano leggermente le gambe. Il pessimo vino croato che ho ingoiato non mi difende dal freddo, come avrebbe fatto, invece, una fedele Romanella. Vino dei Castelli. Vino di casa. Sottile alleato. Sottile pellicola che ti protegge.
Vorrei che gli spruzzi del mare mi bagnassero il viso. Ma sono sull'ultimo ponte e l'acqua, in questo intrigato arcipelago, è troppo calma anche per impensierire un bagnate a nuoto.
Poi l'incredibile torna ad essere sempre lo stesso. Il cervello è annebbiato. Il vento ti fa rinchiudere dentro te stesso. Eppure c'è uno spiraglio da cui passa un viso. Ride, gioca, balla, salta. Un po' ti guarda, un po' sai che potresti essere chiunque. Sai chi è, sarebbe meglio dire, conosci il suo sguardo. Eppure una foto non si nega nessuno.
Strano guardare una donna in mezzo all'algida freddezza delle slave. Taciturne, pensierose e sempre un po' incazzate perché le guardi troppo spesso il sedere. Per par condicio vorresti guardargli anche le tette, ma c'è troppo poco da guardare. Donne dimentiche dell'evoluzione e che il mar adriatico è un sottogruppo del mar mediterraneo, e loro potrebbero convincersi a rientrare nel concetto di bellezza mediterranea, che poi a me, e all'italiano medio, piace quando c'è qualcosa da trovare nell'esplorazione tattile della faccenda.
Guardarla, così da lontano, con un mezzo sorriso stampato dall'alcol sul viso, è un complesso logico piuttosto intrigato. Gli zigomi. Gli occhi. Nocciola. Come in un disegno di un bambino che ha dimenticato i pastelli colorati a casa, gli stessi colori si inseguono, si mischiano, si rincorrono. Come un pittore che passa attraverso la fase blu della sua ispirazione. La notte la disegna e sottolinea i contorni morbidi dei suoi sorrisi, morbidi delle sue forme incastrate dentro un jeans. I contorni arrabbiati e intrigati senza movimento, ma senza posa del rame Tiziano dei suoi capelli. La notte che, come il velo del tempio, si squarcia per lasciar passare una sottile luce. Rimanere sorpresi davanti a un'esplosione è molto più facile di rimanere sorpresi davanti al lento scavare di un minatore che si apre un varco verso altra roccia, che apre una strada verso il niente.

Io sono niente. Io sono lento decadimento.

1 ago 2005